Di là dal fiume e tra gli alberi: Fondi e Sperlonga, terra di nessuno (documentario)
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Di là dal fiume e tra gli alberi: Fondi e Sperlonga, terra di nessuno (documentario)
Terra di Nessuno. Così, nell’Ottocento, veniva chiamato il tratto di Appia antica, sospeso tra la Torre dell’Epitaffio e la Portella di Monte San Biagio, equidistante da Roma e Napoli. Quasi quattromila metri senza giurisdizione, in balia dei briganti, tra uno Stato Pontificio appena finito e un Regno Borbonico non ancora cominciato. È il territorio al centro del documentario Fondi e Sperlonga, terra di nessuno, in onda venerdì 30 agosto su Rai3 per la seconda stagione di Di là dal fiume e tra gli alberi.
Nella Terra di Nessuno, all’inizio dell’800, imperversava Michele Pezza da Itri, detto Fra Diavolo. Capeggiava un gruppo di irregolari, lungo l’Appia Antica, tra la Piana di Fondi e i Monti Ausoni e Aurunci. La storia lo ha definito brigante. Quel che è certo è che Fra Diavolo rimase sempre fedele al re Ferdinando di Borbone, usando abilmente l’arte della guerriglia. Alla fine fu sconfitto dal colonnello francese Hugo, padre dell’autore de I miserabili.
Fondi, luogo di antica tradizione agricola e commerciale, ha uno dei mercati ortofrutticoli più grandi e vitali d’Europa. Ma è anche il luogo di nascita e di prima formazione del regista Giuseppe De Santis, del pittore Domenico Purificato e del poeta Libero De Libero. Grandi artisti, molto legati tra loro, che realizzarono insieme il film Giorni d’amore, nel 1954. È la storia di due contadini molto poveri che inscenano una fuitina, ovvero un rapimento della sposa, per giustificare agli occhi del paese la frugalità di un matrimonio riparatore.
A Fondi, per celebrare la memoria dei suoi artisti più illustri, nasce, all’interno dell’ex convento di San Domenico, il Museo del Neorealismo. È un territorio che attira figure di spicco della cultura italiana, come lo scrittore Tommaso Landolfi, nato e cresciuto nella vicina Pico Farnese. Scrittore amatissimo da Fellini, implacabile nel cogliere il lato surreale di questa provincia, scrisse romanzi pieni di donne bellissime dalle zampe caprine, aristocratici dissoluti e feroci briganti.
Raf Vallone, grande divo italiano, aveva invece eletto la scabra Sperlonga a suo buen retiro, perché gli ricordava l’aspra autenticità della sua Tropea. A partire dagli anni Cinquanta, fece transitare nella sua villa avveniristica, le star del cinema italiano e internazionale.
(dalla redazione Rai)
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