Lo stato dell'arte - le grandi opere fanno un grande Paese?
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Lo stato dell'arte - le grandi opere fanno un grande Paese?
27/01/2016 - Grandi opere come il Canale Cavour o l’Autostrada del Sole fanno parte della storia d’Italia e hanno contribuito a fare dell’Italia un paese moderno. Ma oggi per una parte significativa dell’opinione pubblica progetti contemporanei di grandi opere, come la Tav o il ponte sullo Stretto, sono percepite come minacce che incombono sul Paese anziché opportunità di progresso. È ancora tempo, dunque, di grandi opere?
A Lo stato dell’arte, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 27 gennaio su Rai5, Maurizio Ferraris ne parla con Andrea Gilardoni, professore di Economia e Gestione di Impresa all’Università Bocconi di Milano e Domenico Marino, direttore del Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali dell’Università di Reggio Calabria. Obiettivo, cercare di comprendere se sia la nozione stessa di grande opera a essere entrata in crisi oppure se si tratti piuttosto di scegliere le grandi opere che servono davvero alla comunità rispetto a grandi opere che servono soltanto a chi le costruisce.
Non ha dubbi Andrea Gilardoni, secondo il quale le grandi opere sono sempre una priorità perché fanno grande un Paese, e l’Italia ne ha bisogno. Certo, le opere da realizzare vanno individuate con oculatezza: scende l’importanza relativa delle infrastrutture storiche e aumenta la rilevanza di opere con un più elevato contenuto tecnologico. L’altra priorità riguarda il sistema della mobilità che deve puntare a una maggiore integrazione della rete logistica italiana. E non va trascurata l’importanza del miglioramento delle performance delle infrastrutture già esistenti.
Di diverso avviso Domenico Marino: a suo parere, le grandi opere non fanno grande un Paese tout court, ma solo se rispondono a una domanda reale. E in questo periodo di crisi economica in Italia non sono più la priorità. Oggi è meglio investire su reti di infrastrutture che servono bisogni semplici e reali piuttosto che su opere faraoniche di dubbia utilità. Con l’ulteriore vantaggio che semplificare le procedure significa operare un controllo contro corruzione e infiltrazioni criminali.(comunicato Rai)
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