Lo stato dell'arte - per combattere la povertà ci vuole più o meno capitalismo?
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Lo stato dell'arte - per combattere la povertà ci vuole più o meno capitalismo?
02/03/2016 - Il Premio Nobel per l’Economia 2015, Angus Deaton, ha dichiarato che per curare la povertà ci vuole più capitalismo. Thomas Piketty, nel suo libro Il capitale del XXI secolo, sostiene, invece, che il capitalismo per sua stessa natura produce disuguaglianza. Come si curano povertà e disuguaglianza? Con più o con meno capitalismo?
A Lo stato dell’arte, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 2 marzo su Rai5, Maurizio Ferraris ne parla con Stefano Petrucciani, ordinario di filosofia politica presso l’Università di Roma La Sapienza e Luigi Marco Bassani, docente di dottrine politiche all’Università di Milano.
Per Stefano Petrucciani il capitalismo produce crisi attraverso i suoi successi. E con le crisi porta disoccupazione, fallimenti e quindi povertà. Il capitalismo liberista ha ridotto la povertà estrema in alcuni paesi come la Cina e l’India, ma ha anche prodotto nuove povertà, crescita di ineguaglianze, liberalizzazione di lavori sottopagati. I maggiori successi nella lotta alla povertà sono stati ottenuti non da sistemi di capitalismo duro e puro come quello atlantico, ma da sistemi che hanno limitato il capitalismo con iniezioni di socialismo.
Di diverso parere Marco Bassani, secondo il quale la sconfitta della povertà non ha nulla a che fare con la guerra alle diseguaglianze. Nell'ultimo quarto di secolo l’accumulo di capitale e lo sviluppo del libero mercato hanno favorito la sconfitta della miseria in buona parte del mondo. La ricchezza si crea con la produzione e lo scambio di beni e di servizi, e lo Stato non fa nulla di tutto questo. Anzi, per mezzo della tassazione distrugge quote sempre più ampie di ricchezza già prodotta. La storia del Novecento ha dimostrato che le società che hanno perseguito l’eguaglianza con mezzi politici hanno, di fatto, moltiplicato la povertà.(comunicato Rai)
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